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      Senonché, non sempre i figliuoli di padre buono son buoni: e questo permette Iddio, acciocché certe schiatte non inorgogliscano del bene, e certe altre non si abbandonino al male disperatamente; ma ciascun uomo che viene nel mondo, eserciti la propria libertà con merito di fatica. Dunque dico che i figliuoli di Samuele non somigliavano al padre; ma abbassarono l’anima al vizio dell’avarizia sporco e vile. E pigliavano danari e vendevano la giustizia che è cosa santa. Di che sdegnati e dolenti tutti i padri di famiglia, s’intesero tra loro, e vennero a Ramata, e dissero a Samuele: «Voi siete invecchiato, e i figliuoli vostri non battono la vostra strada. Dateci dunque un re, che ci giudichi; che l’abbiamo anche noi, come gli altri popoli l’hanno, un poco di re». A Samuele ne dolse; non già che volesse difendere come cosa santa le colpe dei proprii figli, ma prevedeva i malanni grandi che gl’Israeliti si pigliavano in collo. Potevano chiedere altri giudici invece di que’ due, avari e mercanti della giustizia; ma subito la voglia di re! e per che cosa? Per essere come gli altri. Per vanità lo chiedevano; non per amore della giustizia schietto e severo. Gli pareva che un re fosse come uno spettacolo da stare più allegri, un balocco da farsene belli. Samuele pregò Dio, che gli desse consiglio in questo così duro passo, e Dio gl’ispirò di vincere sé stesso, e condiscendere alle voglie di quella gente. E dicendo quella gente, intendo i benestanti e i saputi, che menano gli altri troppo sovente a loro talento; perché, quanto alla povera plebe, la si sarebbe contentata d’un giudice tuttavia.


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Esempi di generosità proposti al popolo italiano
di Niccolò Tommaseo
Edizioni Paoline
1966 pagine 258

   





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