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      E si veniva di là». Davide a lui: «Potresti tu condurmi là dove son quella gente?» E l’uomo rispose: «Giuratemi al nome di Dio, che non mi volete uccidere, né dar nelle mani del mio signore; e io vi ci guido». Davide lo assicurò: e s’avviarono.
      Voi che leggete, vi verrà subito pensato: Ha egli fatto bene quest’uomo a additare dov’era l’esercito con la preda? S’egli l’ha fatto per liberare da schiavitù e da strazii del corpo o dell’anima tante creature innocenti, per rendere tante povere donne a’ loro padri, mariti, fratelli, per ricomporre tante famiglie lacerate come si straccia un leggier velo e s’insudicia e strascina per le terre; certo ch’egli ha fatto bene se con questa intenzione s’è per dato per guida a Davide. Ma se lo fece per disamore e dispetto degli Amaleciti padroni suoi, per vendetta d’essere stato, come una bestia morta, abbandonato infermo, dolente, nella campagna; se lo fece per aver da Davide salvezza e aiuto e mercede; allora la sua è opera di servo abietto e di traditore. Non doveva cotesto disgraziato, per prima cosa, patteggiare con Davide che sarà né ammazzato né dato ai nemici padroni suoi: doveva fare quello che l’umanità richiedeva e dire la verità. Ma questo era atto di difficile virtù, rara molto. Scusiamo quell’Egiziano infelice se non seppe usare generosità pura d’ogni timore e speranza quando vediamo che Davide stesso non sempre seppe essere generoso. E chi sa che nell’anima di quell’Egiziano infelice il pensiero di sé medesimo non si sia confuso con la coscenza del fare un bene a que’ poveri prigioni, confuso in maniera ch’egli non avrebbe saputo distinguere queste due cose?


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Esempi di generosità proposti al popolo italiano
di Niccolò Tommaseo
Edizioni Paoline
1966 pagine 258

   





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