Pagina (247/258)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Il sole del cristianesimo risplende inestinguibile in alto; ma le nubi e le nebbie della terra, e il fumo, l’offuscano agli sguardi nostri; e coloro che stanno sepolti in valle profonda, lo vedono tardi e poco; e non pochi chiudono gli occhi e le finestre per non ne scorgere il dolce lume. A Davide dolse e la novella e il tristo servile modo come quell’Amalecita nemico glie la recò; il quale sperava premio e dell’annunzio e del fatto; e, portando a lui la benda reale del capo di Saul, pareva dire: «Io ho fatto cosa a voi cara, a uccidere il vostro nemico». E così segue nel mondo: che vi recano il male altrui come imbandigione squisita; ve l’annunziano perchè credono che ci abbiate piacere e, adulando tanto crudelmente, vi umiliano e addolorano a fondo. L’Amalecita s’era come gloriato dell’aiuto accordato a Saul a morire; e di questo principalmente intese Davide fargli portare la pena.
      Or, perchè il canto degli uomini ispirati da affetto è naturale sfogo del dolore ancora più che dell’allegrezza, Davide, poeta grande, fece una canzone che piange di Saul e di Gionata; e volle che il popolo la apprendesse e cantasse; che diceva così: «Pensa, Israello, a coloro che trafitti morirono sulle tue cime. I prodi d’Israello furono sulle montagne tue uccisi. Deh come caddero i forti! Non lo dite in Get, non ne spargete novella per le vie d’Ascalona; che non gioiscano le figlie de’ Filistei, le figlie degli impuri non n’abbiano a menare vanto. O monti di Gelboe, nè rugiada nè pioggia venga su voi; di primizie sian poveri i vostri campi: perchè quivi cadde lo scudo de’ forti, lo scudo di Saul, come se cosa sacra non fosse.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Esempi di generosità proposti al popolo italiano
di Niccolò Tommaseo
Edizioni Paoline
1966 pagine 258

   





Davide Amalecita Saul Amalecita Saul Davide Davide Saul Gionata Israello Israello Get Ascalona Filistei Gelboe Saul