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      Ed umilmente la riverisco.
      Non andò ingannato il Torricelli in supporre, che fossero per sovvenire al Ricci dell'obbiezioni contro alla sua esperienza, poiche indi a poco replicando alla sua lettera gli fece sapere, che approvava il modo col quale egli salvava con essa la riprova del vacuo; che egli la giudicava tanto migliore dell'altre, che si fossero potute pensare, quanto che a lui pareva, che egli si conformasse più alla semplicità della maniera, che suol tener la Natura nell'opere sue, e che ammirava il suo nobile ardimento, in considerar cosa, non toccata da veruno, fino allora, ma che però vi incontrava alcune difficultà, delle quali lo pregava a dargliene lo scioglimento. Primieramente, dice il Ricci, che non gli pare, che si possa escludere l'azione dell'aria, nel gravitare sopra la superficie estrinseca dell'argentovivo, che sta nel vaso, perchè ponendovi un coperchio con un solo foro, pel quale passi la canna di vetro, e turando intieramente ogni parte, sicchè non vi abbia più comunicazione l'aria superiore al vaso; verrebbe allora a gravitare, non più sulla superficie dell'argentovivo, ma sul coperchio, e mantenendosi l'argentovivo sospeso in aria, come prima, non si potrebbe attribuire l'effetto al peso dell'aria, che quasi in equilibrio ve lo sostenga. Secondariamente afferma il Ricci, che preso uno schizzatojo, che suole essere usato assai in questo soggetto, che abbia la sua animella tutta per la parte di dentro; acciò escluda colla sua corpulenza, ogni altro corpo, turando poi in cima il foro, e tirando per forza l'animella in dietro, si sente grandissima resistenza, e ciò non segue tenendo solamente lo schizzatojo in giù, e voltando in su l'animella, sopra il cui manico gravita l'aria, ma segue per ogni verso, che ciò si faccia, e pure non pare come in questi casi si possa agevolmente intendere, come il peso dell'aria vi abbia parte veruna.


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Lezioni accademiche
di Evangelista Torricelli
Stamperia Guiducci e Santi Franchi Firenze
1715 pagine 166

   





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