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      E però si vede, che la forza dell'urto non riesce maggiore, conforme sarà maggior la materia, o la gravità, o la velocità; ma solamente secondo che maggior sarà stata la sua renitenza all'esser mosso; cioè secondo ch'egli avrà dato maggior campo alla potenza motrice di poter imprimere in esso maggior cumulo di virtù.
      Che poi la forza dell'urto debba esser anch'essa infinita, vi militano l'istesse ragioni dette intorno alla percossa naturale.
      Benefizio per certo ha ricevuto questa dottissima Accademia del mio discorso; avendo io con proposte ottuse, cagionato obbiezzioni ingegnose, e con pensieri rozzi, risvegliato ne i vostri sottilissimi ingegni concetti peregrini.
     
     
     
      DELLA LEGGEREZZA.
     
      LEZIONE QUINTA
     
      Se alcuno giammai si ritrovò, che giustamente meritasse il titolo di leggierezza, nessuno per mio credere può mostrarsi più degno di quest'attributo, che colui, il quale ardisca di pronunziare, che tutte le cose create sieno leggieri. Che l'incudini, le colonne, le montagne sieno corpi non solamente privi di gravità, ma anco tali, che abbiano dentro di se principio di leggerezza positiva, e assoluta, sembra proposizione piuttosto di temerità, che di filosofia. Nondimeno Sereniss. Principe, Degnissimo Arciconsolo, Virtuosissimi Accademici, nondimeno avrò io ardimento in questo giorno, costituirmi reo di tanta temerità; supplicando però l'esquisitezza de' vostri giudizi a non fulminare contro di me la sentenza, prima che sieno state esposte le mie ragioni. Esamineremo con questo discorso le opinioni antiche circa la gravità, e la leggerezza.


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Lezioni accademiche
di Evangelista Torricelli
Stamperia Guiducci e Santi Franchi Firenze
1715 pagine 166

   





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