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      Non ho già saputo ritrovar caso alcuno, che sia familiare alla natura, ed usitato nel Mondo, nel quale la diffusione, ed il moto, si faccia per linee convergenti, e concorrenti in un punto. I raggi, che partono dal corpo luminoso del Sole, si diffondono per l'Universo con linee, le quali allargandosi sempre più, mostrano di fuggir l'angustie, e di appetir la dilatazione. L'istesso fanno i raggi de' Pianeti, dell'altre Stelle fisse, de' nostri fuochi; anzi l'istesso osservano anco tutti quei simulacri, che partono dagli oggetti visibili: l'istesso fanno le linee, o per dir meglio, l'ondate degli increspamenti sonori per l'aria: l'istesso fa la diffusione di quei piccolissimi corpicciuoli, che partono dalle materie odorose.
      Quanto all'Arte; non m'è nuovo ch'ella fabbrichi specchi, che uniscano i raggi della luce, e che ella faccia vasi, e stanze, le quali riconcentrino ad un punto le linee del suono. Ma che la natura abbia messo nelle cose create sullunari un principio intrinseco di momento verso il centro, cioè verso l'angustie d'un punto, con appetenza d'eterna infelicità, ciò mi è nuovo, inopinabile, e senza esempio alcuno.
      Orsù. Voglio concedere, che le cose abbiano principio intrinseco, e naturale di andare al centro; ma non però mi si nieghino gli assiomi della Fisica, che si concedono a tutti. Ogni agente opera per lo suo fine. Così la rondine, dice Aristotile, fa il nido, il ragnatelo ordisce la rete, l'albero fa le foglie; tutti per conseguire il lor fine. Domando ora io; potrà giammai l'elemento della terra; potrà giammai l'elemento dell'acqua conseguire il suo fine, che è di pervenire a quel verso, al quale con tanta ansietà sono stati incamminati dalla natura?


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Lezioni accademiche
di Evangelista Torricelli
Stamperia Guiducci e Santi Franchi Firenze
1715 pagine 166

   





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