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      E chi negherà, che non sia qualche sorta d'ajuto al contemplatore, l'aver certezza almeno della figura, del colore, della grandezza, e d'altri simili accidenti, che dal sentimento della vista posson esser compresi? Ma del vento invisibile per se stesso, qual cognizione avremmo noi, se per la moltitudine degli effetti non si palesava? Il gonfiarsi delle vele, l'incresparsi del mare, l'ondeggiar delle biade, lo scuotersi delle piante, il sollevarsi della polvere, e tanti altri accidenti, sono indizi manifesti di un parto della natura invisibile, prodotto, non meno per accecar gli occhi dell'intelletto, che quei del corpo. Ora se la natura quasi con ogni studio proccurò d'occultare il vento egualmente al senso, ed all'intelletto, non sarà maraviglia, se io pieno di confusione comparisco oggi in questo luogo, a pubblicar quell'ignoranza, che in cambio di erudizione, dalle studiate carte degli antichi, ho riportato. So ch'io parlo in un luogo dove la vivacità degli ingegni, esercitata nella cultura delle scienze, conoscerà per inezie puerili quelle difficoltà, che mi confondono intorno all'opinion comune della generazione del vento. Ma avvenga pur ciò, che vuole, mi basterà, che gli uditori godano, e si rallegrino nel conoscere, che quel vento stesso, il quale all'intelletto mio ha cagionato il naufragio, agl'ingegni loro non ha contrastato il porto della sapienza.
      Pronunziano i Filosofi, che il vento tragga l'origine sua da quelle esalazioni fumose, che dalla terra inumidita svaporano.


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Lezioni accademiche
di Evangelista Torricelli
Stamperia Guiducci e Santi Franchi Firenze
1715 pagine 166

   





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