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      Gl'Italiani, a preferenza di ogni altro popolo, ebbero dai cieli una morale individualità oltremodo ricca, come quella materiale, per cui è tanto ricca e bella la patria loro. Essi non ne perdettero mai la coscienza; e perciò quasi paghi della medesima, non andò loro tanto addentro nell'animo il bisogno di una grande individualità sodale. Sgravati dai Barbari della imperiale Monarchia dei Cesari, il rifuggire da altra monarchia, o da altro mezzo, che li avesse per unità di reggimento congregati in un sol corpo di nazione, fu meno l'opera degli infuriati irrompenti settentrionali, che della loro propria indole. Nè l'esempio della monarchia longobarda potè educarli ad unità: che anzi furono le loro menti più fortemente colpite dalla moltitudine de' Ducati e de' Gastaldati longobardi, che dalla solitudine dei Re di Pavia. Per la qual cosa come incominciarono gl'Italiani ad uscire dalla immediata soggezione de' Longobardi, per venire in quella più lontana de' Tedeschi, appunto per la lontananza degli imperanti, ebbero agio di prendere forme ed ordine di reggimento, cui venivano più confortati dalla natura. Le città si divisero, si moltiplicarono i confini, e ciascuna ebbe leggi e maestrato a se, perchè ognuna si teneva in punto di sovrana. E siccome gli animi erano desti ed attenti, perchè nel paese circondato dall'Alpe e dal mare non fosse un centro, che attraendoli, li dispogliasse di quella sovranità; così nelle peculiari città fu gelosissima cura che non ve ne fosse un'altra, che scemasse nei cittadini la personale sovranità, che è nella libertà individuale.


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Storia della Lega Lombarda
di Luigi Tosti
Tipi di Monte Cassino
1848 pagine 398

   





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