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      E con tanta furia di percosse l'oppressero, che il rimaner vivo fu riputato miracolo, e non incredibile, che gli avessero troncata la lingua e cavati gl'occhi. Così bestialmente profanata la pontificale persona, Leone si avvisò, quelli non esser tempi da tenere inviolata la libertà e la dignità del supremo sacerdozio, senza una suprema e continua protezione di civile potere. Per la qual cosa chiamò di nuovo Carlo in Italia, e lo incoronò Imperadore. Funesta incoronazione! - A Carlo piissimo Augusto, coronato da Dio, grande e pacifico Imperadore vita e vittoria - gridò il Pontefice; e con queste parole incominciò la storia delle italiane sventure. Egli colla destra pose sul capo di quello straniero una corona di oro, ma colla sinistra, senza saperlo, ne pose una di spine sul capo della povera Italia. Piuttosto i Barbari che un Imperadore: quelli erano tempeste che disertavano, ma non uccidevano il germoglio della rinascenza; questo sordamente rodeva il midollo della italiana virtù, e le logorava la vita. Leone tribolato dall'anarchia volle aprirsi un rifugio nella monarchia, e i suoi successori vi trovarono la tirannide. Avesse almen detto - Coronato da me - volle dire - Da Dio - così fece mettere capo in Dio alla potestà imperiale: e seppero poi i successori quali sudori e qual sangue costasse il fare entrare nella mente di un Imperadore, che tra l'Imperadore e Dio vi fosse un Papa. Mentre Leone sublimava Carlo e gratificavalo di un diadema, che quasi non si teneva per cosa terrena, su quello altare di S. Pietro sagramentava l'Impero una guerra al Sacerdozio, che durerà quanto durerà quella del dispotismo col Vangelo.


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Storia della Lega Lombarda
di Luigi Tosti
Tipi di Monte Cassino
1848 pagine 398

   





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