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      I legisti tra i sapienti formarono, e formano una casta distinta. Sempre ebbero un'arma micidialissima, il sofisma; con cui distinguendo, notomizzando quello che è immutabile ed assoluto, il Diritto, si sforzano di distruggerlo. A loro l'ardua sentenza del giusto e dell'ingiusto; perciò consapevoli della potenza che loro si deriva dal saper di legge, da' conquistatori, che temono della durata del conquisto, da' tiranni, che non possono dormir tranquilli, desiderati, favoreggiati. Un legista cercato di consiglio da un incoronato, non può tenere in ufficio l'ambizione; e la grandezza del chiedente, che può farlo grande, lo svia dal conseguire colla mente quello ch'è veramente giusto. Se il Diritto è pel cliente, lo amplificano: se è contrario, lo fazionano in sembianze amiche. La pianta de' legisti cresce sempre accosto alla ceppaia de' principati. È una terribile generazione che va infrenata con briglie di buona tempera.
      Federigo era un avvedutissimo uomo: sapeva il bene che poteva impromettersi, ed il male che poteva temere dai preti e dai legisti, ove, senza averseli legati con favori, si fosse messo a combattere la libertà delle Lombarde Repubbliche. Prima di scendere in Italia, mandò facendo ricche oblazioni alle chiese, per rendersi propizio il Cielo (come diceva) in quello ch'era per fare all'Italia. Si fece venire in corte molti monaci, ed alcuni che tramandavano più forte odore di santità. Li carezzava, si mostrava loro divotissimo, e quasi pendeva da' loro cenni. Si teneva strettissimo al suo confessore, che era certo Hartemanno Vescovo Brixinorense, già santificato nella mente del popolo, perchè faceva prodigi di penitenza.


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Storia della Lega Lombarda
di Luigi Tosti
Tipi di Monte Cassino
1848 pagine 398

   





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