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      Un Imperadore come Augusto stava bene quando la Chiesa esternamente tapinava nascosta giù per le catacombe; pessimamente, trovandosi questa in tanta levatura di stato, da non avere altri che la soprastasse nel giudicare, e guarentire le ragioni dei popoli minacciati della forza della prepotenza. Era fresca la memoria delle combattute investiture; perciò quell'accomunare le sorti di un Vescovo, che aveva feudi, con quelle di un Barone laico, non poteva, nè doveva sfuggire agli occhi di un Pontefice sommo. I feudi ecclesiastici erano cosa sacra; e donati che fossero, erano così strettamente guardati dalla ragione di Dio, da non lasciare loro accostare più quella del Principe. Quel rassegnare dei loro feudi in man dell'Imperadore a Roncaglia e il protestare, che eran tutti di Cesare, poteva farsi dai Baroni, non punto dai Vescovi. Questi come cittadini e come possessori di feudi potevano, e dovevano far sagramento di fedeltà all'Imperadore; ma prestargli omaggio, che valeva personale vassallaggio, non potevano, nè dovevano. Vedi presso Du Cange la differenza che correva tra il giuramento di fedeltà, e quello di omaggio. Ad un Vescovo, ove l'Imperadore non voleva essere un fedele cristiano, scandalizzando i suggetti con le sue ribalderie o violando le ragioni della Chiesa, correva obbligo di ammonirlo, di levargli in capo la voce, ed anche di chiudergli sul viso le porte della Chiesa. Dico in quei tempi. Ora un vassallo non poteva far tutte queste cose al suo signore. Questi poteva riserbarsi a sua posta qualunque ragione sui feudi nel donargli a Dio, ma non mai su le persone sacre investite de' feudi.


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Storia della Lega Lombarda
di Luigi Tosti
Tipi di Monte Cassino
1848 pagine 398

   





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