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      Intanto i rinchiusi non tenevano sfornite le mura degli stessi ingegni che usavano i nemici. Ne avevano eccellenti, e adoperati con molta arte da certo Marchesi, il quale era peritissimo ingegniere, e fecondo inventore di modi e di arti a rimbeccare le batterie nemiche. Per la qual cosa Federigo si avvedeva, che ove tutta la somma dell'assedio si riducesse al battere delle mura, troppo sarebbe andato per le lunghe, poco frutto si farebbe. Pensò venire ad una oppugnazione più stretta; aprirsi l'opportunità di un conflitto su le mura e di una calata nella città.
      Adoperò all'uopo un gatto di smisurata grandezza. Era il gatto come castello di legno con intorno forte tessuto di incastri e copertura di cuoi, che battuto da' sassi ne ammortiva i colpi. Manesco e volubile per tre ruote, che lo facevano andare a posta di chi il traea. Si appressava alle mura della città tanto, che i soldati che portava, potevano assestar bene i colpi su i difensori, ed anche gittar ponti a scendere nella terra. Ora Federigo volendo trarre un di questi gatti assai vicino alle mura, ed impedendolo il fosso, ripianò questo di botti ripiene di sabbia, e così gli raffermò la via. Mentre questo gatto si appressava alle mura tratto da noderosi Tedeschi, muovevano il lor castello i Cremonesi, perchè fossero distratti in più siti i difensori. Ma non furono giunti quei castelli alla sponda del fosso, che in un subito i Cremaschi smascherarono sulle mura ben cinque mangani e moltissime petriere, con cui fecero un tempestare di macigni così fitto da far temere al Tedesco lo scassinarsi di quelle macchine.


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Storia della Lega Lombarda
di Luigi Tosti
Tipi di Monte Cassino
1848 pagine 398

   





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