Innanzi io venga al racconto della prodigiosa guerra, che sostenne la Lega contro l'Imperadore, č mestieri, che io tocchi, almeno sommariamente, delle condizioni delle altre contrade italiane, perchč chiaramente si appalesi quale e quanta fosse la forza delle generose cittą, che sole stettero a fronte del furibondo Tedesco. Il Papa non aveva che la morale potenza del Pontificato, e non era poco, con cui non solamente a sč stesso bastava, ma alle cose Lombarde mirabilmente presidiava. Il popolo di Roma alla libertą ineducato, rotto a licenza, non gli permetteva dimorare nel suo seggio. Se ne stette lunga pezza in Anagni. Lontano Federigo, lontano Alessandro, ondeggiavano le romane sorti tra i sogni di una Repubblica che non aveva i nervi ed il sangue de' Fabi e de' Cincinnati, e l'imperiale servaggio. Il non amare il Papa, era a que' tempi un vagheggiare il giogo tedesco. Imperiale Prefetto li governava. I bestiali furori esercitati contro Frascati ed Albano345, e il non avere pure col pensiero stesa la mano ai collegati Lombardi, era segno che i mali umori dell'italiano popolo i romani petti contaminassero, non gastigati da quella virtł, per cui dal Lombardo suolo balzavano fuori miracolose cittą, si edificava una patria, concetto di strapotenti spiriti. Eppure a romani fatti l'incitava Alessandro.
      Fanciullo Re stringeva il freno a Sicilia, Guglielmo II, il quale sotto la reggenza della madre doveva contenere in ufficio una insolente baronia, e un popolo che per la varietą delle razze che lo componevano era indocile al governante, docile alle ambizioni dei molti Baroni, i quali trovavano sempre un seguito, movendosi a novitą. Greci, Saraceni, Normanni e Longobardi si mescolavano; e poichč non ancora le leggi Normanne avevan preso vigore ed eguaglianza di tempera per tutti, avveniva che nello stesso reame, sotto lo stesso principe ciascuna razza conservasse peculiari statuti intorno al ministero ed ai ministri di giustizia.