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      Dalla banda del mare non si combatteva con minore ardimento. Tenuto fronte ai Veneziani, che volevano calarsi nella città mentre l'Arcivescovo la combatteva per terra, presero gli Anconitani il buon punto, che un gagliardo vento offeriva, per offendere al nemico navilio. Torreggiava a mezzo del porto una smisurata galea con sopra un castello di legno ben fornito di uomini e di ogni guarnimento da guerra, la quale come proteggeva i legni minori, faceva un gran male alla città. Erasi ancora messa una violenta fortuna di mare, che a mala pena lasciava tenersi su le ancore il nemico navilio. Speculava dalla spiaggia tanta opportunità certo prete Giovanni, noderoso uomo e di smodata audacia. Nudossi, entrò nel mare con una scure nelle mani, e per nulla intimorito dai nemici che lo saettavano, seppe così bene schermirsi e menar le mani, che senza toccar ferita, troncò il canape della galea reale, e la mise ad un sì grave rischio, che ove non fosse succeduta la bonaccia, sarebbe andata a rompersi al lido. Il presbiterale ardimento stimolò i cittadini a uscire colle loro fuste a battaglia colle venete: tagliarono loro le gomene, e tempestando ancora il vento, così sciolte, trabalzate, ben sette ne vennero a dare in secco nel porto.
      Il poco di vettovaglia trovato su queste navi, ed i cavalli presi ai Tedeschi nella sortita breve e scarso ristoro arrecò all'affamata città: per cui venuti quasi allo stremo della vita, fermarono gli Anconitani allontanare Cristiano dall'assedio con grossa quantità di danaio.


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Storia della Lega Lombarda
di Luigi Tosti
Tipi di Monte Cassino
1848 pagine 398

   





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