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      Anche i collezionisti di allusioni avevano buon gioco. Gli uni trovavano in Achille Fould il Cornelio Balbo del nuovo Cesare, gli altri nel duca di Morny l'Agrippa del moderno Augusto; e l'imperatore poteva appena lagnarsi, se non sempre i paralleli cadevano a suo favore. L'accorto artista aveva aperto forse impensatamente le porte del suo tempio magico: si capisce, che al vivo lume del giorno parecchie cortine, parecchi pezzi decorativi mostravano il marcio e lo spacco, laddove invece, allo splendore ben distribuito delle lampade, tutto pareva magnificenza. Per colmo di disgrazia, l'opera storica dell'imperatore era venuta fuori in un momento, in cui in Germania si lavorava a spargere nelle strade il puro oro dell'indignazione morale. Notoriamente il libro sovrabbonda di osservazioni in parte di dubbia verità, ma generalmente di antichità indubbia. A queste si appiglia l'ardore dello spirito partigiano, che si batte il petto villoso domandando solennemente: come mai l'uomo del colpo di stato può affermare, che il sangue versato costituisce una barriera tra i figli di una stessa patria? Ma tutto ciò sarebbe assai edificante, se non fosse così ridicolo. L'uomo che parla tanto untuosamente della maledizione gettata dal sangue cittadino e della febbre denigratrice propria dei partiti vittoriosi, sa anche e confessa, che il costruttore deve costruire col materiale che gli viene alle mani. Un uomo di stato, che è anche un autore, non si vince così facilmente coi raffacci a buon mercato d'ipocrisia e d'inconseguenza.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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