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      Solo che ogni sistema politico della Francia moderna si credeva di essere, sul momento, il più sicuro, perché i suoi giorni erano già contati. Quando le aquile di Napoleone che ritornava volavano di campanile in campanile, Talleyrand a Vienna assicurò: "Milioni di pugni si alzeranno contro il disturbatore della quiete pubblica". Carlo X attese con ferma fiducia l'esito delle ordinanze di luglio; e poco prima del febbraio 1848, sotto l'impressione del colloquio col Guizot, il generale Radowitz scrisse, che la monarchia di luglio non era mai stata così salda. Forse che cotesta dura esperienza, il cui ritorno regolare sembra dipendere da un male organico dello stato francese, è oggi per ripetersi? Forse che il secondo impero è già alla vigilia della sua caduta, mentre celebra il suo più alto trionfo e scrive sulla sua bandiera il nome più grande negli annali della monarchia? Noi lasciamo ad altri il cómpito di sollevare il velo del futuro, e ci contentiamo di meditare questi quesiti: "Il bonapartismo è fondato sul carattere e sulla storia del popolo francese? Costituisce la conclusione definitiva di dieci rivoluzioni? E qual diritto hanno questi Bonaparte di pavoneggiarsi con la gloria del sublime dominatore, il quale ancora una volta confermò la terribile frase di Aristotele: solo un dio può essere re?". Riescirà forse gradito ai nostri lettori seguire il corso di questi pensieri. Ci occorse già di difendere l'eretica opinione, che la nazione tedesca non dovesse permettere a un milione di tedeschi e danesi di decidere, giusta i dettami della sovranità, sopra questioni che concernono il bene della intera patria; e parimente l'affermazione anche più eretica, che non si promove l'unità della Germania, se a tanti re per grazia di Napoleone si aggiunga pure un duca per grazia di Francesco Giuseppe.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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