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      Purtroppo
      , gridò sdegnosamente Mirabeau, "noi non siamo ancora una nazione, ma un mucchio di provincie raccozzate sotto un capoluogo". La notte del quattro agosto non furono sacrificate soltanto le prerogative degli alti stati, ma anche i privilegi delle provincie. Perfino ai nomi delle provincie tradizionalmente le più celebrate toccò la sorte di sparire; l'intero paese fu spartito nell'uniformità dei dipartimenti. Così la licenza indisciplinata dell'epoca condusse a un'apparente contraddizione. La Costituente stabilì che tutti i comuni e i distretti avessero magistrati liberamente eletti e indipendenti, e per alcuni anni di anarchia lo stato parve costituito di più migliaia di staterelli indipendenti. Ma, in questo stesso tempo, proprio la volontà della capitale decise la sorte del paese; e all'appello di Danton, invocante un energico governo nazionale, la Convenzione intraprese senza indugio la guerra di annientamento contro le provincie. Fu proclamata la repubblica una e indivisibile, l'esempio della grande confederazione germanica fu espressamente respinto. Dopo le lotte sanguinose della Vandea, di Lione e di Tolone, il paese fu completamente assoggettato all'esclusiva potenza del governo centrale. Così la massima, che l'autonomia amministrativa delle provincie si concilia con l'autorità dello stato, parve alla maggioranza dei francesi altrettanto inconcepibile, quanto al contrario parve ai tedeschi la verità, che il libero diritto delle parti trovi le sue giuste limitazioni nell'interesse del tutto.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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