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      Furono ripristinati i comuni, che la Convenzione aveva aboliti, ma furono sottoposti incondizionatamente ai funzionari del governo. In mezzo a questa rete siede, come un gran ragno, il consiglio di stato, e attira a sé le forze più fattive della burocrazia e completa con fili sempre nuovi la trama della potenza monarchica. Il sovrano sa bene scegliere con occhio sicuro gli specialisti (les specialités) per le sezioni del consiglio di stato, vale a dire gli uomini docili, senza umori partigiani, che accoppiano la cultura del tempo antico con la laboriosità del nuovo. Ai consiglieri sono aggiunti 350 uditori, i quali sono destinati ad appropriarsi tutto ciò che risponde allo spirito di questa burocrazia e ad impiegarlo poi a suo tempo nell'amministrazione dipartimentale. L'intero sistema era rispondente, conforme, pratico, ordinato sommariamente sul principio della divisione del lavoro, abbastanza attivo per ristabilire in sei mesi l'ordine nello stato sconvolto; ma era anche dispendioso, privo d'intelligenza e sempre più dispotico. Questo ordinamento amministrativo è la costituzione odierna della Francia. In questo consiste il "capitale di autorità" che, come oggi i napoleonidi hanno ben ragione di affermare, l'imperatore ha lasciato in eredità a tutti i governi avvenire della Francia. In uno stato siffatto ogni sovrano poteva ben ripetere fedelmente il detto dell'imperatore: "coi miei prefetti, i miei gendarmi e i miei preti, io farò sempre ciò che mi pare".
      In virtù di codesto accentramento amministrativo, che naturalmente aveva elaborato nella propria organizzazione il diritto amministrativo più tecnicamente perfetto del mondo, l'unità della Francia era effettuata e avviata a successivi sviluppi radicali, e il vertice del sistema non poteva essere che monarchico.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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