Pagina (29/597)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Sentiva di parlare dall'intimità dell'animo alla propria nazione, quando nella costituzione dichiarava vano ogni tentativo di ripristinare il feudalismo. Opinava di aver animato anche gli altri popoli allo stesso fervore di eguaglianza. Nelle lettere ai principi vassalli inculcava instancabilmente l'idea di rimovere "coteste futili e risibili differenze di stato". I popoli della Germania, dice una lettera a Girolamo del novembre 1807, non nutrono desiderio più vivo, se non quello che anche il non nobile abbia adito a tutti gl'impieghi, e che scompaia ogni forma di schiavitù e ogni potere intermedio tra le popolazioni e i principi. Egli chiama costituzionale uno stato che mena a termine questa riforma: con questo mezzo la Westfalia avrà una preponderanza naturale sulla Prussia dispotica. Il suo occhio acuto riconosce nella completa distruzione delle distinzioni di casta la leva più potente del dispotismo. E dire, che ancora oggigiorno gli uomini del rigido bonapartismo tradizionale non vogliono vedere nel movimento dell'89 se non un puro fatto sociale: l'abolizione delle caste feudali.
      L'eguaglianza che Napoleone effettuava, era l'eguaglianza dei cinesi al cospetto del Figlio del Cielo. Egli aveva trovato, come si esprime il nipote, la société en poussière; e l'imperatore si accinse a "riorganare la società, ad assegnare a ciascuno il suo posto, a irreggimentare il popolo intero", a collocare al luogo degli antichi stati "la gerarchia dei meriti riconosciuti dallo stato". L'appagamento incondizionato dell'ambizione comune diventa la molla del nuovo stato.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





Germania Girolamo Westfalia Prussia Napoleone Figlio Cielo