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      La codificazione generale, tentata dalla Convenzione, fu magnificamente compiuta, e fu effettuata l'unità ed eguaglianza di diritto di tutte le classi e di tutte le provincie. Portalis e Tronchet, insigni romanisti e conoscitori esperti del diritto delle coutumes, lavorarono insieme al diritto comune del paese. Il nuovo codice risponde a tutte le tendenze delle popolazioni e, insieme del dispotismo, giacché tra lo stato e i singoli non riconosce alcun potere autonomo: la sua logica, sommaria semplicità esige e favorisce nel popolo la chiarezza dei concetti giuridici del diritto privato. Rimase, come concessione alle idee della Rivoluzione, l'istituto dei giurati; ma la grande influenza dei prefetti nella formazione delle liste, l'autorità prevalente dei presidenti delle corti e, sopra tutto, la prerogativa dell'accusa riservata al pubblico ministero, infusero lo spirito burocratico anche nella procedura penale. Né è meglio assicurata, secondo il nuovo ordinamento giudiziario, l'indipendenza dei giudici. L'impero riapplicò in gran parte le spietate punizioni dell'antico regime.
      Agli stessi critêri s'ispirò Napoleone in materia di finanze. La rivoluzione aveva abolito tutte le esenzioni e stabilito un nuovo sistema d'imposte dirette. La Convenzione aveva, sul disegno di Roederer, rimosso il variopinto guazzabuglio delle antiche tariffe doganali e avviato lo stato all'unità della politica commerciale, ma, per soddisfare le passioni del popolo, vale a dire, come è notorio, delle popolazioni urbane, aveva abolito tutti gli altri tributi indiretti.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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