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      Ciò che ancora sopravvive dell'idealismo politico è soffocato dal delirio di sensualità, che l'autocrata fomenta dal fondo. L'azzardo e il lotto, la voluttà e la lascivia da per tutto devono distogliere dal dominio politico la passione di Parigi, calda tuttora di sangue. Le poche veramente immorali tra le sue poesie, Béranger le ha scritte sotto l'impero. Più tardi confessò, che in quei così fatti giorni del dispotismo il veleno dell'immoralità pareva penetrare tutti i pori della società. Una etichetta bizantina con una filza innumerevole di gradi misurava il respiro alla vanità dei parigini, e dai palazzi dei nuovi principi e re della borsa, dei marescialli e degli alti funzionarii capetingiamente montati, traboccava sul paese un lusso petulante e senza gusto, una goffa burbanza denarosa, una brutale lussuria. A cotesta corte di avventurieri ubbriachi di vittoria e di lanzichenecchi incolti rimase affatto estraneo quel fascino gentile di grazia leggera e di squisito godimento estetico, quell'amabile frivolezza celta ebbra di cose belle, che in altri tempi avevano tanto potuto alla corte di Francesco I e nei migliori giorni di Luigi XIV. E non solo il senso politico della libertà e la purezza morale vanno intristendo, ma perfino il talento particolare e il carattere personale sembrano tramontare sotto quell'ordinamento burocratico livellatore, con in cima un genio che opprime ogni altro spirito. Noi cerchiamo d'intendere l'animo di coloro che furono i cooperatori del genio, e rimaniamo atterriti nel vedere come sono nudi, come son miseri, come ogni giorno si rivelano grossolani quegli spiriti, con tutto il loro orgoglio, con tutta la loro celebrità, con tutta la loro virtuosità tecnica, e come corse vana la loro esistenza in quei giorni così pieni di avvenimenti mondiali.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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