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      Tutte coteste hanno toccato soltanto la cima dello stato. L'uomo comune in ogni cambiamento di sistema ha visto solo una vicenda di signoria e una variazione dell'incidenza tributaria; giacché sotto tutti i sistemi piovono parimente dalle prefetture innumerevoli decreti principianti col sovrano "Noi, prefetto", che regolano con onniscienza e onnipotenza ogni più grande e ogni più piccolo affare dell'amministrazione locale. E siccome governanti e governati non possono esser mai della stessa opinione sulla durata del governo, e manca affatto, intermedia tra loro, una classe che partecipi volontariamente e onorariamente all'amministrazione, consegue, che sotto una tale tutela il popolo vivace e mobile si lascia andare a continue e sempre nuove agitazioni. Ciò non ostante, la maggioranza dei francesi riguarda sempre con orgoglio il proprio ordinamento burocratico militare; e tanto più Napoleone è considerato una gloria nazionale. Egli, al contrario, distrasse la libertà e sicurezza personale, la libertà del commercio e della vita spirituale, la partecipazione del popolo alla legislazione e all'amministrazione. Fino a questo segno fu nemico della Rivoluzione e nemico del proprio popolo, che abbonda anche troppo di genialità e di senso del bello, e che ha troppo spesso combattuto magnanimamente contro la tirannide, perché potesse trovare nel deserto spirituale del dispotismo un acquietamento durevole.
      Cotesta peculiare situazione dell'uomo nel suo tempo non permette di riassumere in poche parole il giudizio storico su di lui.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





Napoleone Rivoluzione