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      Pei radicali è cosa stabilita, che la democrazia armata della Francia sia la sua costituzione naturale; pei legittimisti Chateaubriand assicura: la France est un soldat: in questo paese la libertà deve nascondere sotto l'elmo il suo berretto rosso. Lo stesso Lamartine, che è uno dei più inflessibili nemici del bonapartismo, pure racconta pateticamente, che alla rivoluzione della libertà è succeduta la controrivoluzione della gloria; e con compiacimento vediamo, che nell'opera sulla guerra, scritta dall'apostolo della pace Proudhon, spunta cento volte, attraverso i moniti pacifisti, l'entusiasmo per la phénoménalité de la guerre. La ragione e l'equità ammutiscono, perfino il contegno vien meno al popolo del bon ton, non appena gli guizza davanti agli occhi il fantasma della gloire. Tutta la Francia giubilò, quando Napoleone ammassò nelle sale del Louvre i tesori di arte delle nazioni, e nessuno mosse biasimo che egli, come un tempo il romano gli dèi dei vinti, avesse rapito per la Francia l'immagine della madonna di Loreto. Ma un grido d'indignazione corse il paese, quando gli alleati ridomandarono i tesori predati; e ancora oggi il catalogo ufficiale del Louvre racconta con morale disdegno, come vergognosamente i Prussiani nel 1815 saccheggiassero le collezioni imperiali. L'intenzione, che dopo la battaglia della Belle-Alliance ebbe il nostro Blücher, di far saltare il ponte di Jena, è biasimata senza eccezione da tutti gli storici tedeschi. Noi ringraziamo il cielo, che il tratto brutale non ebbe compimento, e che la gloria dell'eroe ci è rimasta pura di quella macchia.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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