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      Ma il francese pensa della gloria ben altrimenti. Nel museo di Versailles è esposto il quadro di Vafflard sulla gloire de Rossbach. Quest'opera eterna il fatto, che sul campo di battaglia di Rossbach i soldati francesi ridussero in frantumi il monumento della vittoria; e il pubblico contempla soddisfatto l'eroica gesta della grande armata.
      L'ardente ambizione guerresca di questo popolo era ringagliardita fin dal tempo antico da una particolare aberrazione della fantasia nazionale, che possiamo chiamare il romanismo dei francesi. Da lungo tempo il genio della nazione si è con decisa gelosia alienato dagli elementi germanici, ai quali pure la Francia va debitrice di una gran parte della sua grandezza. Sieyès espresse semplicemente un comune pregiudizio nazionale, quando dichiarò la guerra ai nobili alemanni, tiranni dei civili galli e romani: anche il freddo Guizot sa raccontare meraviglie dello esprit gaulois. Nella nazione regna tuttora fissa la credenza, che la Francia sia l'erede delle antiche tradizioni romane. Qui tocchiamo uno dei più delicati segreti della nazionalità. Noi germani non comprendiamo facilmente per quale magia demoniaca la grandezza dell'antica Roma agiti ancora oggidì il cuore dei popoli latini. Le gloriose memorie della storia romana, che per noi sono un oggetto di fredda indagine erudita, per quelli serbano tuttora la potenza di una viva realtà: circa un millennio e mezzo dopo la caduta dei Gracchi, il gran nome tribunus plebis ha potuto gittare in passionate agitazioni il popolo neolatino.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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