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      La romanità presta anche ai francesi alcuni tratti caratteristici, che rispondono alla loro propria natura: la boria nazionale, l'ambizione militare, la rigida unità statale. La storia di Roma, sfigurata come è dalle scuole dei retori dell'antichità, esercita col suo pathos eroico un'azione di rapimento sopra un popolo, la cui fantasia è sempre stata più retorica che poetica. Gli astratti modelli di virtù degli annali romani si conformano compiacentemente allo stilizzato e coturnato incesso della scena francese. L'esempio luminoso della dominazione universale di Roma ha singolarmente sedotto la vanità dei francesi. Questo popolo non sa dimenticare, che un tempo, presso la Senna, Giuliano fu levato sugli scudi dalle sue legioni, e che da Parigi iniziò la conquista del mondo. L'univers sous ton règne! acclamavano al Re Sole i raffinati poeti cortigiani. La coscienza della corte e del popolo si è sempre scaldata allo splendore dei Cesari. La nazione non è stata mai così soddisfatta, come quando ha ritrovato il proprio orgoglio signoreggevole incarnato nella figura di un grande sovrano. Anche del primo re borbonico l'iscrizione del monumento al Ponte Nuovo dice: Henricus magnus, imperator Galliae. Un Voltaire, abbagliato dalla gloria cesarea di Luigi, striscia tutto in ammirazione nella polvere davanti al nemico mortale della libertà di fede degli ugonotti. Luigi Napoleone espresse l'anima della maggioranza della nazione quando una volta gridò a Lamartine: "Noi dobbiamo tutto a Roma, tutto, fino al nome".


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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