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      Quando, contro l'antichissima norma prudenziale dei conquistatori, copre d'ingiurie i principi e i ministri delle corti straniere, allora non parla in lui solamente l'uomo passionato, il soldato rude, ma anche il plebeo. Dalla più parte dei gabinetti non era riguardato altrimenti che come il rivoluzionario sul trono. Persino uno Stadion ha nutrito per lui l'odio del patriota e del gentiluomo. Lo czar Alessandro, al quale proprio Stein aveva inculcato l'alto sentimento della lotta per la libertà, ricadde già durante la guerra nelle antiche idee di corte e salutò Gentz come il cavaliere del legittimismo, che con la più fiera ostinatezza aveva combattuto l'idra della rivoluzione. Le colpe delle potenze legittime dopo la caduta di Napoleone ebbero sul continente lo stesso effetto, che ebbe in Francia la cecità dei Borboni. Ai popoli Napoleone parve di nuovo un eroe della libertà.
      Per altro bisogna dire, che la politica estera di Napoleone rispose alle potenti passioni e tradizioni dei francesi e spianò la via ai nuovi tempi. Ma anche qui si scopre la situazione bifronte, non facilmente discernibile, del bonapartismo, il quale di rado dice una bugia che non contenga un granello di verità, e anche più di rado una verità non commista a una forte lega di bugia. Chi guarda più addentro, scopre subito tratti caratteristici non francesi nella politica europea dell'imperatore, e si accorge che questa s'impigliò con folle accecamento tra le razze del carro del secolo trascorrente per la sua via naturale.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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