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      Per gl'imparziali quest'ultima rimane l'impressione prevalente.
      Sul trono di Francia Napoleone era uno straniero. Tutti i palliamenti e i travisamenti degli storici compiacenti non tolgono via il fatto, che la madre di Bonaparte gliene voleva, che a Pontenuovo la libertà della Corsica fosse soccombuta alle armi francesi. Chi vede per la prima volta uno di quei rilievi che rappresentano l'imperatore in costume romano, ha bisogno di alquanto discernimento per accorgersi, che lì effettivamente non sia affatto configurato un romano. Si considerino i lineamenti classici di cotesta testa di Augusto, quanto poco ha di comune coi piccoli crani celti; si consideri soprattutto lo sguardo fermo di cotesto occhio potente, in cui non è proprio nulla di quel lume instabile che tremola negli occhi dei francesi. L'imperatore non ha posseduto né apprezzato lo esprit della bella Francia; la forza e la profondità della sua passione sono schiettamente italiane; tutto quanto il suo essere e il suo sentire sembra ai francesi troppo entier, d'un pezzo. Orgogliosi, molti italiani salutarono il compatriota come un imperatore romano, che le legioni galliche avevano levato sugli scudi. Molti patrioti côrsi dell'antica scuola videro nel domatore della Francia il vendicatore dell'isola natia. Egli stesso in altri tempi e per quel tanto tempo che era capace di serbarsi a un solo amore, aveva scritto lettere ardenti a Pasquale Paoli ed elaborato una costituzione della Corsica con folli disegni per liberare la patria dai francesi, i quali, "sputati" sulle sue sponde, vi avevano distrutto insieme con la libertà la semplicità dei costumi.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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