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      Un gentiluomo della Prussia occidentale, che si era fermato con me davanti al faceto dipinto, disse ridendo: "Bisognerebbe condurre i bonapartisti davanti a questo quadro. Allori forse capirebbero il perché i nostri padri erano abbastanza rozzi per ricambiare i benefizi dei neolatini col calcio dei loro fucili". Vediamo con tristezza, che un uomo della levatura di Napoleone III si compiace di un'estimazione così grossolana ed esteriore della grandezza storica, e colloca giù, molto al disotto dello zio, un Cromwell, un Federico. Certo, il genio di Federico ha conquistato al proprio regno non più che due provincie, e la sua attività pacifica fu circoscritta nel breve àmbito di una grande potenza in formazione. Eppure, sui pilastri piantati da Federico le generazioni successive hanno eretto pietra sopra pietra; e l'edifizio, che egli iniziò, un giorno garantirà con le sue solide torri l'intera Germania. L'opera di Napoleone si sfasciò fragorosamente sotto le mani del costruttore, non certo per tradimento o capriccio della fortuna; andò in malora per la sua stessa irragionevolezza, come un peccato originale contro lo spirito della storia. Il dominatore salì rapido sul firmamento delle costellazioni politiche, come un pianeta che col vivo splendore oscura intorno le stelle; ma solo per poche notti, poi il mite lume degli astri che seguono in pace la propria via riprese il suo diritto.
      Napoleone dissipò le sue migliori energie in intraprese impossibili. È così: noi con stupore verifichiamo, che la sua grande politica ubbidiva soltanto all'impressione del momento, alla passione, all'impulso sempre e d'un colpo rinascente del genio.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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