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      III.
     
      Principiamo a dubitare se a cotesto genio, che non conobbe misura in nulla, spetti un posto tra le vere grandezze storiche; e i nostri dubbi crescono, quando il volto dell'eroe lo penetriamo più acutamente negli occhi. La povertà del linguaggio, già da un pezzo avvertita dolorosamente dai più profondi spiriti, soccorre poco o nulla al disegno dei ritratti morali. Nelle nature moderne si mescolano contraddittoriamente mille tratti sottili, e il nostro occhio, che da tempo si è assuefatto a seguire con sensibilità raffinata coteste delicate sfumature del colore delle anime, cerca indarno le parole rispondenti alla profondità nostalgica dell'osservazione psicologica. Non suona risibile il dire, che il più grande uomo del secolo, in fondo, era senz'anima? Eppure cotesto assurdo bisogna esprimerlo. Quell'elevato intelletto, la cui potenza e penetrazione e sicurezza sopravanzavano di tanto la misura dell'umano, non ha mai condotto lo sguardo nell'intimità misteriosa dell'esistenza, non ha mai sospettato, che l'essenza dell'uomo sia ben altro che una macchina ben ordinata, che un popolo anche sotto una rigida amministrazione e con finanze irreprensibili e soldati agguerriti possa sentirsi infelice fino alla disperazione. Tutto ciò che è più nobilmente personale nella vita degli uomini e dei popoli, il mondo dell'ideale, gli rimase incomprensibile. Il vasto mondo discerneva le ragioni della sua caduta, egli solo non le capiva; perché, come mai il senza patria avrebbe capito, che ai popoli anche l'inciviltà patria è più cara della civiltà straniera?


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597