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      Noi arriviamo più in là, e affermiamo, che l'imperatore nell'ebbrezza dell'autodeificazione si lasciò andare anche a bugie senza scopo. Quale scopo politico poteva egli avere, quando assicurò dopo la battaglia di Lipsia al re di Sassonia, che avrebbe condotto solamente una marcia di fianco e sarebbe tornato in tre giorni? Al suo orgoglio era impossibile confessare la disfatta. Anche le sue osservazioni storiche sulle gesta degli altri dimostrano che il senso della veracità era interamente negato a quell'anima: con pronta comprensione egli si forma sui fenomeni storici un giudizio tutto suo, e i fatti più notori sono tirati sbrigativamente sul filo di questa opinione preconcetta. Lo sbandito si voltava a guardare gli avvenimenti, che nella descrizione più semplice avrebbero destato la meraviglia di tutti i tempi, e la portentosa caduta, che annunziava con mille lingue il governo dell'eterna giustizia. In una situazione siffatta avrebbe imparato la veracità chiunque non avesse avuto ogni vena avvelenata dalla falsità. Eppure egli ha mentito, sempre mentito; ha cercato, come un miles gloriosus di Guascogna, di esagerare ancora perfino l'insuperabile; non ha saputo trovare una sola parola di giustizia pei suoi nemici, e ha pronunziato in fine quella falsità colossale, che suona inconcepibile perfino sulla bocca stessa del maestro delle menzogne; l'affermazione: "io ho sempre disprezzato tutte le ciarlatanerie!". Quale distanza dalla Histoire de mon temps del nostro gran Re! Anche quest'opera si propone di cattivare il giudizio dei lettori ai fatti compiuti dell'autore: egli tace qualche cosa, come si addice a un uomo di stato in azione, e aggruppa qua e là gli avvenimenti secondo lo scopo.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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