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      A Roma si aggiunga inoltre un esercito, che fin dai tempi di Mario sdrucciolava verso la forma di un corpo di mercenari, ammaestrati alla maniera dei gladiatori, strumento docile del comandante supremo, bramoso di un ordinamento monarchico, condotto da una sanguinosa esperienza all'assoluta persuasione, che nelle contese dei partiti decide la spada.
      La repubblica era moralmente ed economicamente un'impossibilitą. Solo un potere monarchico era in grado di farla finita con la guerra sociale tra povero e ricco, tra servo e padrone, e stabilire una pace tollerabile; e la monarchia doveva essere assoluta. Si sa, che l'antichitą non era al caso di liberarsi interamente dal concetto gretto dello stato-cittą e intendere il senso profondo delle forme rappresentative. Anche i soci, il cui particolare interesse avrebbe dovuto stimolarli al desiderio della costituzione rappresentativa, anche gl'italici, al tempo che il toro sabellico insorse contro la lupa romana nella pił spaventevole di tutte le guerre civili, rimasero abbarbicati allo stato-cittą: l'Italia, lega di cittą italiche, avrebbe dovuto dominare in luogo di Roma nel modo stesso come Roma dominava. Purtroppo una democrazia degna era inconcepibile negli stati-cittą fin da quando gl'italici conseguirono la cittadinanza, e la gentaglia delle cittą campagnuole affluiva alle assemblee sovrane della cittą dominante. Tale essendo la situazione, non rimaneva che l'assolutismo: il popolo sovrano, come suona la teoria dei giuristi cesarei, ha trasmesso per mezzo della lex regia il suo potere all'imperatore.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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