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      Anche se il risultato di queste considerazioni non approda ad altro che a riuscire molto scoraggiante, noi però riproviamo la superbia di tanti politici inglesi e, purtroppo, anche tedeschi, i quali, per via delle lotte parlamentari senza costrutto, negano addirittura ai francesi l'attitudine alla libertà politica. Una volta che al cristianesimo è riuscito di trionfare di tante proclività naturali tutt'altro che cristiane dei popoli d'Europa, non abbandoniamo dunque la speranza, che un progresso veramente più adeguato della civiltà, ossia l'ordinata partecipazione dei governati al governo dello stato, sarà per realizzarsi dovunque sul nostro continente, anche se le forme di questa libertà porteranno, per la salute del mondo, un'impronta nazionale molto diversa. Forse che quella timida piccola borghesia tedesca affatto disabituata alla vita pubblica, a cui Stein donò l'ordinamento civico, aveva più preparazione dei francesi di oggi all'autonomia amministrativa? Eppure in cotesti distretti prosperò la vitale e sana municipalità, che noi stimiamo come la parte sicura e salda della libertà popolare tedesca. Con che fuoco e con quanto buon diritto noi patrioti tedeschi siamo andati in collera, quando anche tre anni fa gli stranieri, allungando un dito magico sul nostro sminuzzolamento di cinque secoli, profetarono l'eternità degli staterelli tedeschi!
      No, la questione della libertà non è una questione di razze. Noi crediamo fermamente, che a nessuno dei grandi popoli civili la conseguenza di un'antica colpa renda così difficile la via a una libertà razionale, come ai francesi.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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