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      Ogni giudizio preciso sull'antico sistema di governo in Francia è sempre esposto all'ira dei partiti. A rischio di essere accusati di legittimismo, osiamo affermare, che la Francia nel nostro secolo non ha visto giorni più felici di quelli della Restaurazione. Dopo che la ferocia sanguinaria dei giorni del terrore fu svaporata e la corona si fu accorta, che il grido di guerra degli emigranti vive le roi quand méme! usciva dai più pericolosi nemici della monarchia, la nazione entrò per la prima volta nel pieno godimento di quei benefizi della Rivoluzione, che finora le erano stati amareggiati dalla crudezza del regno del terrore, dalle leggi eccezionali del Direttorio e dell'Impero. La corona si adoperò a mantenersi al disopra dei partiti, a garantire anche agli avversari la libertà della lotta leale. Quando finalmente gli eserciti degli alleati lasciarono il paese, si offrì allora lo stesso spettacolo che avviene quando si alza la saracinesca sulla cateratta di un ruscello montano: la generazione che nella grande fantasmagoria dell'impero era stata fondamentalmente avvezza a misconoscere arte e scienza e a non curarsi dello stato, di botto sviluppò un vigore potente e prodigo, in ogni campo del pensiero e della creazione. I saloni deserti si riaprirono alla graziosa varietà delle belle conversazioni, ripristinarono quel mondo dello spirito e della eleganza, ormai sconosciuto ai nostri giorni, tormentati dalla politica e dalla sensualità: nobili dame spirituali, come la duchessa di Duras, ricevevano di nuovo gli omaggi di uomini squisitamente colti.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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