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      L'industria e il commercio risentono l'immenso benefizio della pace: i lati oscuri della vita industriale moderna rimangono ancora avvolti pei più in una cupa ombra: i socialisti non raccolgono che una piccola comunità di fedeli.
      La Restaurazione ha prodotto tra i suoi uomini di stato nomi come Villèle e Louis, de Serre e Martignac, che, quando gli odii di partito taceranno, la Francia ricorderà con onore. Liquidano il duro debito di guerra, riordinano esemplarmente le finanze, riorganizzano l'esercito vinto, creano dal nulla la flotta perduta. L'inviolabilità del domicilio e della proprietà, la libertà personale sono meglio tutelate che non forse sotto il governo più recente. E si accorgono ora i francesi di avere raggiunta una conquista più nobile, più duratura dell'ebbrezza di vittoria dell'impero: perché la loro carta costituzionale è stata considerata diffusamente in ogni paese di terraferma come il catechismo del diritto razionale, e i liberali di ogni nazione hanno imparato dalla Minerva, e ogni articolo di fondo di un gran giornale parigino aveva il valore di un avvenimento. Al dispotismo onnipotente di Napoleone è seguita subito una monarchia, in cui le Camere godono di maggiori diritti del parlamento inglese. Esse hanno approvato anno per anno tutti i bilanci dello Stato; nessun ministro poteva osare di mantenersi al governo contro il volere delle Camere. Il mondo risonava della grande parola della tribuna francese; e questo splendore dell'eloquenza non concerneva punto fatti personali, come sotto la monarchia di luglio.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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