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      La seconda pace di Parigi apre una breccia nella famosa frontiera di ferro di Vauban; la meschinità dei diplomatici della Santa Alleanza, invece di rinforzare la Germania, infligge alla Francia l'onta indimenticabile delle guarnigioni straniere. E, per colmo di vergogna, in tutte le disfatte francesi la parte più gloriosa era stata sostenuta dalla piccola dileggiata Prussia! Lo stesso Chateaubriand non osò difendere la Prussia, e anche oggi in Francia i libri di storia che corrono per le mani parlano della nostra vittoria come di un'ingiustizia, di un'imperdonabile impudenza, laddove lamentano le vittorie degl'inglesi, dei russi, degli austriaci come puri infortuni. Le dure esperienze inducono nell'anima della nazione un'alterazione dell'antica indole. Questo popolo che in altri tempi era il più ospitale di Europa, che accoglieva gli stranieri senza punto considerarli come stranieri, mostra ora in numerose occasioni un odio aspro e selvaggio al forestiero: tutta la stampa di quel tempo echeggia di un tono ostile contro i paesi esteri. Nel 1822 a Parigi si negava a una compagnia inglese il permesso di dare rappresentazioni, e si andava cento volte in visibilio al verso jamais en France l'Anglais ne régnera: oggi ancora riesce facile far montare in bestia il contadino francese con le parole étranger e prussien. E chi erano i fortunati, che condussero l'odiato straniero al governo dello stato? Gli emigrati, la scellerata nobile marmaglia, che pei privilegi del blasone avevano impugnato la spada contro la patria.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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