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      Un realista moderato e benevolo, il signor di Sesmaisons, riepilogò le riforme indispensabili allo stato nei seguenti capi: maggiorasco generale per la nobiltà, educazione dei figli del patriziato a spese dello stato, gli uffici supremi e la dignità di pari accessibili esclusivamente ai nobili, tribunali di casta pei gentiluomini. Si argomentino da ciò le speranze degli ultralegittimisti, e si misuri la bile delle nuove classi possidenti, di tutte le migliaia e migliaia che si sentivano citoyens! Gl'industriali udivano ogni giorno i realisti esaltare la Francia come stato agricolo e condannare l'industria come immorale, e si sentivano minacciati dall'idea, che quegli arrabbiati accarezzavano, di ripristinare le gilde. Le cose ristettero ai discorsi senza freno: lo stato conservò quella preziosa libertà d'industria e di esercizio, che fino a poco tempo fa ha fatto apparire agli operai tedeschi perfino la Francia bonapartista come un paese della libertà. In tal modo, insomma, i gravi interessi sociali erano tutti insospettiti ed eccitati; e la corona, che nella più parte dei casi era affatto incolpevole, veniva tratta dall'insensatezza degli emigrati a esserne tenuta responsabile.
      La Restaurazione commise nel campo ecclesiastico i suoi errori più gravi, per quanto anche qui la colpa della corona fosse assai inferiore all'accecamento dei suoi fanatici amici. I vescovi dell'antico regime erano gente mondana, inclini alcuni al giansenismo, altri all'enciclopedia, ma legati alla terra dai possedimenti fondiari e dalle parentele patrizie, e perciò patrioti; e vigilavano gelosamente sui diritti dell'episcopato nazionale.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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