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      Lamennais fu il primo, che impugnò quest'arma con tutto il fuoco della fede bretone.
      Il partito ultramontano cercò subito d'impadronirsi del potere. Nei primi anni della Restaurazione la festa domenicale fu ben presto resa di rigore, e si ordinò agl'impiegati di assistere alle cerimonie della Chiesa. Seguì il divieto di profanazione dei luoghi di culto sotto pena di morte e il ristabilimento della manomorta. In fine fu aperta una breccia anche nell'elaborato assetto giuridico del matrimonio civile: fu vietato il divorzio; un divieto, che fino a oggi costituisce una stridente anomalia nella legislazione francese. Il partito non poté riuscire a una più vasta deformazione della legge, né sotto l'incredulo Luigi XVIII, né sotto il bigotto suo fratello. Ma le sue raccomandazioni erano onnipotenti, e il biglietto di confessione era la chiave indispensabile a ogni favore dello stato, fino giù alle concessioni ai lustrascarpe: sono noti i versi caustici di Platen sul décrotteur impenitente. I berretti vescovili e le tonache entrarono in gran numero nell'una e nell'altra Camera. Il partito osò infine intraprendere una persecuzione frenetica contro una meraviglia nazionale, la letteratura illuminista del secolo decimottavo: Voltaire e Rousseau furono proibiti nelle pubbliche biblioteche e nei circoli di lettura. Mentre queste mene ultramontane spargevano chetamente tra le popolazioni delle campagne una sementa che poi sarebbe cresciuta più tardi con lussureggiante rigoglio, le classi colte cresciute alle idee di Voltaire erano eccitate all'estremo.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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