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      L'assemblea nazionale, quindi, cercò di preservare l'applicazione delle nuove leggi rivoluzionarie dagli attentati dei tribunali ostili alle innovazioni, e decise (16-24 agosto 1790): i giudici non devono mai turbare l'attività dell'amministrazione e citare davanti a sé i funzionari amministrativi per atti inerenti alle loro funzioni. Con ciò era elevata a legge l'emancipazione dell'amministrazione dal potere giudiziario, quale già l'aveva desiderata l'antica monarchia, e affermata col fatto. Tutte le proteste della storia liberale tendenziosa non sopprimono la realtà positiva: gli anni stessi della Rivoluzione spianarono con piena innocenza il terreno al moderno dispotismo amministrativo. Su questa base continuò a costruire il primo console, e aggiunse nella costituzione il famoso articolo 75. Vale ormai di norma: chi si vede leso dall'amministrazione, e ciò anche nei suoi diritti privati garantiti dal codice, avanza la sua querela secondo il tramite e i gradi ordinari dell'amministrazione fino al ministero o al consiglio di stato. La persecuzione giudiziaria degli atti dei funzionari è ammissibile solamente in base all'autorisation préalable del consiglio di stato: questa autorizzazione è concessa ove si tratti di delitto da parte dei funzionari; nella più parte degli altri casi è rifiutata. Nessun tribunale può elevare conflitto di competenza contro un magistrato amministrativo; l'amministrazione, però, deve essere tutelata dalle usurpazioni dei tribunali. Il funzionario amministrativo è puramente un organo senza volontà dei suoi superiori: il principio giuridico, che ognuno risponde dei propri atti, è interpretato dal consiglio di stato secondo la tradition des bureaux, nel senso, che l'ordine del superiore sgrava di ogni responsabilità i subalterni in caso di trasgressione della legge.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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