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      Le camere, col meschino sotterfugio della chambre introuvable, hanno sovente tenuto mano alle leggi eccezionali. Ciò non ostante, rimane indubbio se la Francia, senza la perplessità della corona davanti alla sindacatura parlamentare, avrebbe conservata la libertà di stampa e la piena libertà personale. L'efficacia del parlamentarismo non poteva andare oltre questi successi negativi. Le camere avevano facoltà di approvare le imposte fondiarie solo per un anno e le imposte indirette anche per lunghi periodi. Ogni anno avrebbero potuto mettere in questione l'esistenza dello stato respingendo il bilancio: di questo diritto non hanno mai fatto uso interamente; e, soprattutto, l'energico patriottismo dei francesi tratteneva l'opposizione dal pericoloso tentativo di scegliere il bilancio militare a strumento delle sue lotte. D'altra parte le camere non erano autorizzate a impedire direttamente la più insignificante misura amministrativa, e in tutte le questioni di tal natura la burocrazia le fronteggiava con l'immensa superiorità della competenza: una superiorità che si sviluppava sempre più potente, a misura che il progressivo perfezionamento tecnico dell'arte di governo utilizzava anche in questo campo i vantaggi della divisione del lavoro.
      Data una tale strapotenza nella teoria e all'in grande, e una tale impotenza nella pratica e al minuto, alle camere non rimaneva che una sola via per acquistare influenza sulla direzione dello stato: asservirsi i capi della burocrazia. Già nel 1816 lo scritto di Guizot sul sistema rappresentativo espresse senza tante metafore il desiderio, che l'amministrazione fosse sottomessa alla maggioranza parlamentare.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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