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      Mentre i francesi non erano mai sazi di contemplare le immagini della loro rivoluzione, in Germania né l'arte né la storiografia presero a trattare la grata materia della guerra di liberazione; e, d'altronde, se l'arte propende al culto degli eroi, si compiace di essere svegliata più dallo splendore di un grand'uomo, che dalle gesta di un gran popolo.
      Lo spaccio pubblico della vita tedesca era dominato dai liberali dei piccoli stati, uomini cioè, che non partecipavano allo sdegno eroico della guerra tedesca; e tra loro molti erano ebrei, i quali, messi in un cantone da leggi imprudenti, non potevano certo acquistare facilmente il sentimento sereno dell'orgoglio nazionale tedesco. Al rude odio ai francesi dei giorni teutonici successe una divinizzazione parimente cieca della vita francese; la gioventù, che si era affacciata alla vita così compatta e con freschezza così giovanile e tedesca, si ruppe rapidamente in leghe segrete, sull'esempio dei cospiratori francesi. È lecito affermare, che gli ultimi due decenni hanno precluso ai tedeschi meridionali l'intelligenza della guerra di libertà. Presto doveva rivelarsi l'affinità elettiva che collega il liberalismo triviale con la burocrazia e col senso apatriottico, col nessun sentimento di patria. Non appena il partito ultramontano in Baviera si arrischiò a mostrarsi di nuovo, subito i liberali desiderarono il ritorno dei giorni di Montgelas, e parecchi tirolesi illuminati maledissero la memoria di Andrea Hofer. La gioventù di Westfalia e di Berg si sollevava al grido "avanti coi diritti neolatini!


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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