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      Beniamina dell'imperatore e dei parigini, aveva predisposto in silenzio le sue cose fin dal movimento dei cento giorni, e dopo la seconda caduta di Napoleone era rimasta tuttora a Parigi, e vi spandeva oro a piene mani, fino a quando non fu espulsa dal generale Müffling. Ad Augsburg faceva ora la principessa amica del popolo, e teneva un vivo carteggio con l'ambiziosa vedova di Ney. Poi a Roma il suo salotto ospitale procurò al bonapartismo numerosi aderenti tra gli stranieri illustri di passaggio, e molti affiliati, di cui suo figlio un giorno si sarebbe prevalso. Con tutto ciò, il ripristinamento dell'impero non si profilava sull'orizzonte, fintanto che l'unico possibile pretendente, Napoleone II, era in balìa della corte di Vienna. Lo stesso conte di Survilliers, Giuseppe Bonaparte, che tra i fratelli dell'imperatore aveva le maggiori qualità ed era il più radicale, stava tranquillo nei suoi poderi del Delaware, e allontanò Lafayette, quando questo hiros des deux mondes, andato a fargli visita durante il suo viaggio trionfale attraverso l'America del Nord, gli tenne parola dell'esaltazione del re di Roma.
      Non c'era ancora l'uomo, che condensasse in un'idea concreta le vaporose speranze dei napoleonidi; il terrore della borghesia davanti agli orrori delle guerre dell'impero seguitava tuttora a essere più forte del culto fantastico per l'eroe; la Francia credevo ancora in un avvenire parlamentare. I Bonaparte davano nel vuoto; e proprio allora i preti e gli emigrati s'impadronivano di re Carlo e spingevano la borghesia alla giusta difesa.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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