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      Ognuno sapeva, che una potente cospirazione rivoluzionaria era in agguato ad aspettare non altro che la morte del re, e anche gli audaci consentivano coi versi di Platen: "molte cose sono legate a lui; forse mai una testa regale fu sacra come la sua".
      I primi dieci anni della monarchia di luglio costituiscono una serie ininterrotta di attentati e di guerre in istrada, di rivolte e di tumulti; e anche nel 1846, quando già da un pezzo le pene rigorose e le leggi eccezionali avevano abbastanza ristabilito l'ordine, fu commesso un attentato alla vita del re. Nemmeno la Restaurazione aveva incontrato un'opposizione così astiosa e pertinace. I nuovi partiti si formarono sotto quella; ma la corona rivoluzionaria aveva a lottare in casa e fuori con due partiti chiusi, miranti a scopi precisi: coi repubblicani, che si vedevano gabbati, e coi legittimisti, che non potevano mai perdonare allo spergiuro ladro della corona, al figlio di Filippo Egalité. E nel bel mezzo dei bollori rivoluzionari, la corona stava così incantata e senza un'idea precisa, che si poteva proprio dire, che riceveva la spinta all'azione precisamente dall'improntitudine dei suoi nemici. Quasi tutti gli atti legislativi importanti degli ultimi trent'anni furono compiuti sotto la pressione del terrore dei misfatti radicali; né ci volle meno della macchina infernale di Fieschi, per infondere al governo il coraggio d'introdurre le famose leggi di settembre. Tutti gli uomini di stato della monarchia di luglio mostravano la stessa ansia davanti a ogni moto delle forze popolari, tutti si accordavano nella sollecitudine di contenerle con piccole misure di polizia: quando l'illuminato Thiers, essendo ministro, assicura, che l'associazione è una forza enorme ed è necessario che ne sia assunta la direzione dallo stato, a noi sembra di sentir parlare il suo avversario in persona, Guizot.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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