Pagina (200/597)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      È vero, che la borghesia mira solo a questo, cioè a far discendere fino a sé tutto ciò che le è sopra, e a far salire alla propria altezza tutto ciò che le è sotto? Senza dubbio il terzo stato in Francia ha infranto il dominio della nobiltà, ha conquistato i propri diritti in nome di tutti e ha dato la libertà sociale alle classi infime. Ma già durante la Rivoluzione non dissimulò all'indagatore acuto i segni dell'ambizione del potere e dell'egoismo. Il terzo stato è tutto, dichiarò il suo apostolo Sieyès, e Rabaud de Saint-Etienne rincalza: "Levate via la nobiltà e il clero, e vi rimane sempre la nazione!". Gli antichi privilegiati devono domandare la riammissione nel terzo stato, secondo la massima che suona in tutte le vie; giacché il terzo stato iniziò la grande Rivoluzione con una usurpazione. E quando nel luglio pervenne al governo, mostrò subito tutti i difetti di una casta dominante. Il principe di Metternich con grande verità osservò, parlando al conte di Maltzan, che il ceto medio dopo la caduta della nobiltà aveva cessato di essere il ceto medio. Per questi uomini non sono sacri né il trono né l'altare; è sacro solo il danaro. Tutto lo stato è avviato come una società per azioni: questo rimprovero, che è stato diretto cento volte a torto contro il sistema costituzionale, in questo caso coglie perfettamente al segno. Quasi tutti i diritti politici sono connessi alla proprietà e al pagamento delle imposte. Con la stessa gelosia, con cui un tempo la nobiltà s'impuntigliava sulle prerogative del sangue bleu, adesso la borghesia invigila sui privilegi della borsa.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





Francia Rivoluzione Sieyès Rabaud Saint-Etienne Rivoluzione Metternich Maltzan