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      Ma la corruzione c'era, e appariva tanto ripugnante, perché si presentava con quella volgare impudenza dello spirito piazzaiuolo borghese, che l'antica nobiltà cortigiana in tal forma non conosceva affatto; e soprattutto perché era ipocrita. Gli avventurieri del secondo impero, i Morny e i Magnan, non facevano mistero, che la loro vita era fondata sul mercato delle vanità, sulla tavola da gioco esigente spadaccini consumati; ma sotto Luigi Filippo la cupidigia rode tutte le ossa della classe dominante, mentre i suoi ministri predicano alla camera ligia i luoghi comuni della sapienza e della virtù. Le infernali bische parigine furono chiuse con untuosi discorsi penitenziali, e fu abolita la lotteria regia; ma tutta l'amministrazione era una traforelleria. Guizot si ritirò povero dal governo dello stato: per lo sporco mercato del matrimonio spagnuolo ricevé solamente un Murillo e i ritratti della coppia reale, che il Catone moderno naturalmente non mancò di descrivere minutamente ai lettori delle sue memorie. E questo stesso uomo dice ingenuamente ai propri elettori: "se io vi costruisco strade e canali, voi per questo ve ne sentite corrotti?". L'intero governo costituisce una schiacciante conferma dell'antica verità, che nello stato la piccola morale uccide la grande: una verità, che noi tedeschi abbiamo abbastanza provata sulla rettitudine civica e sulla corruttela politica dei nostri piccoli regni.
      La camera al grido: "la Carta deve diventare una verità", abolì a un dipresso tutte le disposizioni costituzionali che contraddicevano al dominio esclusivo della borghesia.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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