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      Come per l'innanzi, i decreti reali regolano mille rapporti a cui il legislatore non ha pensato; come per l'innanzi, l'amministrazione costituisce un ordine autonomo accanto alla giustizia e al parlamento.
      L'atto addizionale dei cento giorni aveva promesso, che una legge avrebbe corretto l'articolo 75 della costituzione consolare, secondo il quale ogni accusa giudiziaria a un funzionario amministrativo non aveva corso se non dietro decisione del consiglio di stato. La legge non era apparsa, e i dottrinari, fino a quando si tenevano all'opposizione, badavano, secondando l'iniziativa del loro maestro Beniamino Constant, a richiamare continuamente i Borboni alla promessa napoleonica. Il funzionario rimane imperseguibile dai tribunali civili, e l'anno 1832 porta ai governati soltanto una nuova garanzia: le sedute del consiglio di stato, quando funge da tribunale amministrativo, sono pubbliche. Parimente caddero sterili i tentativi di acquistare ai governati il diritto di autarchia in talune branche specifiche dell'amministrazione. Una serie di leggi lodevoli dal 1831 al 1838 stabilisce, che i conseils dei dipartimenti, dei circondari e dei comuni siano eletti in avvenire dai contribuenti più alti, e non più nominati dal re; ma la sfera di attività di queste assemblee rimane l'antica, e, come finora, l'azione dell'amministrazione è esclusivamente nelle mani dei funzionari stipendiati di nomina.
      Nessun partito dell'epoca intravvede le cause ultime della illiberalità dello stato: s'incontrano tutti nella convinzione, che l'intera vita pubblica dello stato, l'intera attività politica deve essere esercitata dagl'impiegati stipendiati.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





Beniamino Constant Borboni