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      Lo statista francese riconosceva semplicemente il fatto, che nessun ministro può eseguire nulla contro le abitudini dispotiche di tutela, che sono radicate nell'anima e nell'organismo di cotesta amministrazione.
      La vita parlamentare, in tali condizioni, doveva dechinare precipitosamente. Laddove gli atti parlamentari della Restaurazione erano colmati dalla lotta straordinariamente significativa di due classi sociali, ora, invece, una sola classe domina le camere. La vita dello stato decade a un jeu des institutions, come dice la caratteristica espressione francese; nella pratica si rivela di gran lunga più formale e vuota di contenuto, che non nella teoria di Montesquieu. La corona e le due camere non valgono nulla per sé: sono semplicemente gli organi di una sola forza sociale, la borghesia, che governa lo stato; perciò i tre poteri si equilibrano tra loro. E se si fa astrazione dai legittimisti e dai deboli rudimenti della tendenza repubblicana, si può dire, che in questa camera non esistono partiti, perché gli uomini della borghesia sono concordi in tutte le questioni sostanziali della politica interna: tutti quanti vogliono che la macchina burocratica tiri innanzi, per sfruttarla a profitto della classe dominante. Quando il pretendente Luigi Bonaparte rimproverò a questo sistema lo sconcio di non vantare la presenza di un partito conservatore, col fatto il rimprovero colpiva direttamente il popolo fuori delle camere; perché il pays légal nella sua maggioranza era composto di conservatori, ma non aveva animo, né era educato all'abnegazione e al sacrifizio.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





Restaurazione Montesquieu Luigi Bonaparte