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      Fu proibita specificamente l'importazione dei tessuti di lana e di cotone; al che l'Inghilterra rispose con l'inasprimento sui vini francesi: talché il contadino patì un danno doppio; vide cioè rincarare le stoffe per coprirsi, e restringere il mercato del suo prodotto preferito. Lo stato-tipo costituzionale guardava con infinito disprezzo la barbarie tedesca: "le agitazioni sul Reno", scriveva al tempo della festa di Hambach il ministro dell'interno ai prefetti dei dipartimenti di frontiera, "derivano solamente da questo, che i tedeschi paragonano le condizioni del loro paese col felice stato della Francia". Non fu poca vergogna, quando in quello stesso torno di tempo la Prussia, alla proposta della Francia per alcune reciproche riduzioni doganali, rispose con un rifiuto motivato dalla notevole osservazione, che, dato lo sviluppo più alto della legislazione dell'Unione doganale tedesca (Zollverein), la Francia non si trovava in condizione di negoziare punto per punto; che prima avrebbe dovuto farla finita col sistema proibitivo, e riconoscere il principio del liberalismo che la Prussia aveva accolto fin dal 1818(12).
      Per la potente unità statale della Francia riuscì anche più vergognoso il paragone con la sbocconcellata Germania in fatto di comunicazioni. È vero che sotto Luigi Filippo il bilancio dei lavori pubblici salì da 33 a 69 milioni: furono costruite alcune grandi strade regie, alcuni porti furono ingranditi, e fu ampliata con nuove vie d'acqua l'invidiabile canalizzazione, che non ha l'eguale nel continente.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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