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      In realtà Guizot finì col comprovare, che egli stesso per libertà d'insegnamento non intendeva punto la libera gara di tutti, ma la prerogativa della Chiesa. I gesuiti riaprirono i loro istituti d'insegnamento in onta alla costituzione; ma il governo assisté al disprezzo della legge con debolezza insieme e doppiezza, perché stimò l'avviamento ultramontano come un sostegno della politica conservatrice, e salutò con gioia, lo confessa Guizot in persona, ogni rinvigorimento dello spirito cattolico.
      Alla Chiesa toccò di sopportare un'altra esplosione di odio religioso, accumulato sotto i Borboni, nelle giornate selvagge in cui fu rovinato il palazzo dell'arcivescovo di Parigi e l'iconoclastia guastò gli atri di San Germano d'Auxerre. In seguito essa parve ritirarsi dalla vita pubblica, rinunziare alle pretese di Chiesa di stato, e conservare di fronte alla legge soltanto l'autorità di religione della maggioranza dei francesi. I preti, sospettati fin da principio come nemici della dinastia di luglio, non arrivarono mai, neppure nel tempo appresso, al dominio delle Tuileries. Proprio ora apparve palese, che le moltitudini erano rimaste così fedelmente legate alla loro fede cattolica, come al tempo in cui i contadini avevano impugnate le armi contro le leggi anticlericali della Costituente. Sotto la Restaurazione l'ostilità dei liberali non aveva avuto di mira la Chiesa, ma propriamente la Chiesa dominatrice dello stato. Sotto il re borghese l'antico odio alla fede non si risveglia, se non quando lo stato fa mostra di favorire la Chiesa.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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