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      Tale essendo la grettezza mentale delle Tuileries, la corte di Torino fu costretta a imprendere il programma idealistico l'Italia farà da sé, e a dichiarare da sola, con forze impari, la guerra all'Austria. La forza vivificatrice di siffatta politica era anche in questo caso l'invidia, l'antica disgraziata predilezione francese per le piccole nazionalità dei bückeburghesi e dei parmensi, la perfetta incapacità di comprendere i segni di un grande tempo.
      Il che si chiarì anche meglio, quando la Svizzera si dispose a porre un termine all'anarchia della confederazione, ai perturbamenti degli ultramontani. Guizot sapeva, che l'Austria cercava di stornare l'attenzione del gabinetto di Parigi dall'Italia sulla Svizzera, e conosceva la parzialità delle relazioni del suo ambasciatore ultramontano. Nulladimeno, vide nei gesuiti di Lucerna i difensori dell'ordine. Aveva orrore della barbarie inevitabilmente congiunta alle spedizioni di volontari dei radicali svizzeri, più orrore della grande république unitaire che sarebbe risultata da questo movimento; quasi che quella grande Francia avesse qualcosa a temere dalla Svizzera! Prese senza riserva il partito del Sonderbund, esigendo dai confederati, che portassero le controversie religiose davanti al papa e le politiche davanti alle grandi potenze. Si mise in condizione di sentirsi dire da lord Palmerston, che cotesto era un voler polonizzare la Svizzera; e alla fine si fece giocare nel modo più ridicolo dal rivale, che differì la propria adesione all'intervento delle grandi potenze, fino a quando il Sonderbund, non si fu disperso ai quattro venti.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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