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      Riprova la molteplice attività dello stato, come nella sua patria; è una stoltezza, che lo stato faccia ciò a cui può o deve attendere il privato. Arrivato al trono, il pretendente rimandò tutte queste riforme a miglior tempo, oppure le fece cadere dopo alcune prove di assaggio: e ciò che attraversò la via alle migliori intenzioni fu un po' il destino di tutti i dominii violenti, un po' la natura stessa dello stato francese. Solamente gl'irriflessivi e i leggieri accusano anche d'ipocrisia uno statista, che offre tanti lati deboli ai rimproveri giusti, sol perché non ha reso possibile l'impossibile. Nelle sue contraddizioni si tradisce l'incapacità intellettuale, non già il calcolo furbo. Acuto osservatore e non povero di buone idee, il principe si era inviluppato troppo a fondo nelle marce abitudini mentali del cospiratore, nelle sottilizzazioni premeditate, nel fucinare disegni. Egli non possedeva più la forza mentale di elaborare un'idea importante fino a cavarne le estreme conclusioni, e non si pose il quesito, come mai i vantaggi dello stato inglese e del prussiano potessero conciliarsi con la tirannide popolare.
      Il pretendente esercita con piacere la comoda professione della critica politica alla monarchia di luglio, principalmente a riguardo della sua politica europea. Per lui nessuna esagerazione e nessun travisamento è troppo volgare al suo scopo; indaga anzi con ingegnosa malizia tutte le debolezze del sistema, e ci offre così un modello del genere, che oggigiorno è stato ricalcato, ma con meno talento, dal duca d'Aumale.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





Aumale